Genova 2021

 

Genova 2021: voi la malattia, noi la cura.

Venti anni dal G8 di Genova. Senza memoria non c’è futuro: sentiamo il dovere, oltre che il diritto, di fare memoria di quel pezzo importante di storia dei movimenti sociali, tanto più perché è una ferita ancora aperta. Di farlo insieme, con l’attivismo sociale di diverse generazioni. Di farlo oggi, mentre c’è un terribile bisogno di futuro, di fronte alla possibilità che le dure lezioni della pandemia rimangano inascoltate.

Venti anni fa, una straordinaria convergenza di idee, esperienze, culture e pratiche in Italia e in tutto il mondo alimentò una grande speranza di cambiamento globale. Già conteneva la previsione dello scenario a cui si andava incontro: l’insostenibilità della globalizzazione neoliberista e i suoi pesantissimi impatti sociali, economici e ambientali. Le crisi che anno dopo anno si sono succedute a ritmi sempre più preoccupanti ci hanno dato ragione- fino alla pandemia, che ha messo in luce tutti i limiti strutturali del sistema e i pericoli che esso porta con sé.

Oggi, la necessità di una alternativa di sistema è ancora più evidente. Il potere economico finanziario, il sistema politico, i governi ci costringono da venti anni a fare le Cassandre: nessun passo è stato fatto verso quel mondo diverso rivendicato da un gigantesco movimento globale, nonostante la consapevolezza dei problemi sia ora molto più grande di allora. La reazione ai danni della globalizzazione liberista è stata finora cavalcata dalla destra in chiave razzista, reazionaria, identitaria. Ora un virus ha messo a nudo tutta la magnitudine del disastro – climatico, sociale, umano, di genere, ambientale, pandemico, sanitario. Un forte punto di riferimento anti-sistemico è oggi ancora più necessario.

E’ tutta aperta la grande questione dello spazio civico e dell’agibilità democratica, del diritto al dissenso, della legittimità del conflitto sociale, del ruolo degli attori sociali: elementi che sono la cifra della qualità di una democrazia e che invece si vanno restringendo anche in tutta Europa. Nel 2001 nelle strade di Genova, alla Diaz, a Bolzaneto subimmo “la più grande violazione dei diritti umani in occidente”, alla verità sull’uccisione di Carlo Giuliani non si è mai voluti arrivare, chiarezza sui mandanti politici non è mai stata fatta, giustizia ne abbiamo avuta ben poca, e nessuno si è mai degnato di una scusa. Genova è una delle macchie nere e oscure della democrazia italiana, non c’è archiviazione possibile – e tenere aperto lo spazio civico è una necessità anche oggi.

Genova ci parla della necessità della convergenza. Nel 2001 il movimento fu capace di resistere, di allargarsi ancora fino a realizzare nel 2003 la manifestazione più grande del mondo; seppe costruire una identità, una speranza, una cultura. Fu il risultato di un intreccio senza gerarchie fra provenienze, tematiche, soggettività diverse. In questi venti anni le idee di allora si sono fatte pratiche, conflitti, lotte, alternative concrete, si sono incarnate in tanti territori e comunità. Ma la pandemia ci dimostra che da solo non si salva nessuno, ci dice quanto siamo interconnessi e quanto bisogno c’è di ricostruire uno spazio pubblico nazionale, europeo e globale di lotta, di pensiero, di alternativa.

Per questo, invitiamo gli attivisti e le attiviste, le persone, gli attori sociali di vecchia e nuova generazione che credono necessaria una alternativa di sistema a incontrarsi a Genova a luglio per essere meglio all’altezza di questi tempi duri. Molti progetti sono già in corso, tante iniziative si terranno in tutta Italia e a Genova.

Vi invitiamo ad aderire alla rete nazionale Genova 2021, ad organizzare iniziative locali, e a venire a Genova nei giorni di luglio.

Insieme, facciamo un passo avanti perché se loro sono il virus, la cura siamo tutte e tutti noi.

19 luglio, ore 16:00 assemblea nazionale

20 luglio, ore 10:00 assemblea internazionale

20 luglio, ore 15:00 Piazza Alimonda

Rete nazionale Genova 2021

 

per aderire: 20Genova21@gmail.co

 

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Chi siamo

 

Il Centro documentazione Carlo Giuliani si trova presso la Casa del popolo di Settignano, a Firenze

Il Centro, intestato a Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere durante le manifestazioni di protesta contro il G8 di Genova nel 2001, è nato nel 2003 in risposta all’esigenza, avvertita all’interno del Firenze Social Forum, di conservare e rendere disponibile alla consultazione il materiale prodotto dall’attività politica del Movimento a partire dal Forum sociale europeo che si tenne a Firenze nel novembre del 2002.

L’archivio è composto prevalentemente da materiale autoprodotto (atti di convegni, relazioni, volantini, manifesti, opuscoli, fotografie, filmati, mostre e striscioni) ma conserva anche varie pubblicazioni (saggi, periodici, video) su tutti gli argomenti correlati ai temi del Movimento (guerra, pace, razzismo, antifascismo, migranti, ambiente, politiche sociali, carcere, economia, ecc.).

Il catalogo del Centro è inserito nella rete delle biblioteche fiorentine e contiene circa 2000 documenti, ma è in continuo aggiornamento; lo alimentano singole e singoli, comitati, reti, centri sociali e associazioni con documenti di propria produzione o provenienti dalla partecipazione a incontri, manifestazioni, forum locali, nazionali e mondiali o donazioni di testi su argomenti politici e sociali.

La memoria non è la sola finalità; il Centro è nato anche come luogo di informazione, approfondimento, dibattito e elaborazione culturale delle tematiche e delle esperienze del movimento; fin dalla sua nascita, infatti, sono state organizzate iniziative su temi quali i fatti di Genova del 2001, le guerre, i migranti, il consumo critico, le autoproduzioni, i forum mondiali ecc., che sono diventate anche occasioni per raccogliere il materiale da archiviare.

Nei locali del Centro sono inoltre conservati e consultabili i volumi della ex Biblioteca dell’Università popolare di Settignano. Si tratta di vecchie edizioni (fine ottocento, primi novecento) di romanzi, saggi, libri storici e riviste.

È inoltre in fase di elaborazione un progetto per creare una mediateca con i film in possesso dell’associazione CinemAnemico, che ha anch’essa sede nei locali del Centro.

I documenti conservati possono essere oggetto di studio e di analisi. La consultazione e il prestito sono disponibili su appuntamento (telefono 3339938910, mail centrocarlogiuliani@inventati.org)

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Genova 2001 – Bolzaneto

Sintesi delle dichiarazioni delle parti lese raccolte dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nell’inchiesta sugli abusi di BOLZANETO. Fonte: Diario (Speciale Genova-la Verità, 21 luglio 2006)

VENERDI 20 luglio 2001

  1. Carlo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 23,40 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È con V. Viene condotto il 20/07/01 dopo le ore 17,00; viene percosso mentre viene portato in cella dove viene costretto a stare in piedi con il volto contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate sopra il capo ed appoggiate al muro ed urlare «Viva il Duce». Quando chiede di andare in bagno nel corridoio al passaggio viene colpito con calci e anche con manganelli da due ali di agenti che stazionano ai lati del corridoio stesso.Viene picchiato anche in cella e riceve un calcio alla gola da un agente della Polizia penitenziaria. Un agente lo colpisce con un calcio con gli anfibi al polpaccio e lo fa cadere a terra; lo stesso porta un manganello attaccato al cinturone e i guanti neri. In infermeria fa vedere i segni delle percosse e non viene nemmeno considerato.

 

  1. Eugenio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,30 circa – identificato verso le ore 20,30 circa – esce dalla caserma alle 1,00 del 21/7. Viene ripetutamente percosso durante gli spostamenti nel corridoio da parte di agenti della Polizia penitenziaria; chi lo accompagna rimane completamente indifferente a questa condotta dei colleghi.

 

  1. Simone. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Quando viene portato a Bolzaneto è messo nell’ultima cella sulla sinistra, con circa una trentina di persone; tutti devono stare in piedi con la testa contro il muro, le mani ammanettate dietro alla schiena e le gambe divaricate; ad un ragazzo, che aveva male ad una gamba, viene invece consentito di stare seduto. Quando va a fare i rilievi vede all’esterno dei ragazzi stranieri in fila con la testa appoggiata contro il muro dell’edificio che vengono picchiati; in particolare un francese viene ripetutamente percosso da un poliziotto con i capelli rasati e molto prestante fisicamente. Deve cambiare più celle ma la posizione non cambia ad eccezione delle manette; riferisce botte e calci al passaggio in corridoio da parte di agenti della Polizia penitenziaria con i guanti. Non lo fanno andare in bagno; lo accompagnano solo quando non ne può più e lì prende uno schiaffone in bagno da parte di uno della Penitenziaria. Nel corso del trasferimento ai pullman deve mettersi in coda e fare il saluto romano.

 

  1. Giuseppe. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 19,00 – 1930 circa – esce dalla caserma alle 2,00 circa del 21/7.Viene prelevato dal pronto soccorso dell’ospedale San Martino ove era stato medicato per le ferite riportate in Via Tolemaide. Nel cortile di Bolzaneto, sceso dal blindato, vede molti poliziotti e guardie penitenziarie in divisa. Sente che qualcuno di loro parla di un carabiniere o di un poliziotto ucciso. Lo fanno sedere insieme agli altri su un muretto dove lo picchiano con pugni, calci, manganellate e colpi con i caschi. Vede che volutamente lo colpiscono sulle ferite. Ad un certo punto si avvicina un agente della Polizia di Stato molto grande, gli prende improvvisamente la mano, gli allarga le dita con le due mani e tira violentemente le dita divaricandole, così spaccandogli la mano. Sviene dal dolore. A quel punto lo portano in infermeria, lo denudano e o fanno sdraiare su un lettino. Mentre lo trasportano qualcuno gli dice una frase intimidatoria del tipo: «Ti sei fatto male da solo, vero?». In infermeria ci sono medici ed infermieri ma anche agenti in divisa. Qualcuno gli chiede come si è fatto male ma lui, terrorizzato, dice che è caduto dalle scale. Gli cuciono la mano senza anestesia. Lui ha male ma gli dicono di stare fermo perché se si muove gli daranno il resto e gli fanno mordere uno straccio. Poi lo portano in una cella dove deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e fronte appoggiata al muro. Con cadenza quasi regolare entrano nella cella agenti che colpiscono i presenti con pugni, calci e schiaffi. Lo portano in bagno ma deve espletare i suoi bisogni di fronte all’agente che lo accompagna. Lungo il tragitto nel corridoio gli schiacciano i piedi e lo fanno cadere a terra. Lo deridono dicendogli «Muoviti». Nel corridoio lo fanno stare fermo in piedi appoggiato al muro con le braccia alzate e in quella posizione sente grida e invocazioni di aiuto, che provengono dalle celle e dall’ufficio degli atti.

 

  1. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto, dopo le 16.00, ed un’agente donna gli conficca le unghie nel collo. Viene portato nella cella n. 9. dove viene messo con la faccia al muro con le mani dietro la schiena; gli lasciano le fascette ai polsi ancora per un bel po’. Un agente entra in cella ed obbliga tutti a dire «Viva il duce» sotto minaccia di spezzare la schiena a calci. Nella cella, al sua fianco sulla sinistra c’è un ragazzo, a cui degli agenti dicono che puzza ancora di benzina e gli si avvicinano con l’accendino acceso, dicendo: «Vediamo se prende fuoco». Quando va a fare il fotosegnalamento viene messo con la faccia contro il muro nei pressi dell’edificio; tra gli agenti che lo scortano c’e n’è uno manesco, che ogni tanto passa e dà schiaffoni sul collo facendo sbattere la testa al muro; ogni tanto riceve un pugno nelle costole per farlo avanzare nella coda. Dopo il fotosegnalamento è in cella con A. Simone. Al momento del trasferimento anche lui viene messo in fila e costretto a fare il saluto romano e una piccola sfilata con il braccio alzato.

 

  1. Vincent. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto tra le ore 17,00 e le 18,00 circa – esce dalla caserma alle 3,00 circa del 21/7.Viene prelevato dall’ospedale dove era ricoverato a seguito delle ferite riportate sulla strada. Ha una ferita alla testa suturata con tre punti. A Bolzaneto lo mettono in una cella in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate; non si può muovere. Ogni tanto entra qualcuno che lo picchia con calci e pugni nella schiena e nelle gambe. Gli fanno sbattere la testa contro il muro, gli alzano ancora di più le braccia e gli divaricano le gambe. Il tutto accompagnato da intimidazioni in italiano. Lui vede che il muro all’altezza della sua testa si sporca del suo sangue. Quando si può muovere nota che anche i compagni di cella subiscono la stessa sorte. Un ragazzo in particolare geme dal dolore perché gli stringono continuamente i laccetti ai polsi. (…) Poco dopo un medico viene in cella e gli chiede di girarsi, vede la ferita alla testa, gli fa qualche domanda. Lui dice che non si sente bene, il medico gli porta una garza bagnata ma gli agenti lo costringono a stare comunque con la testa contro il muro. Due poliziotti ridendo si avvicinano e gli chiedono che cosa abbia, lui risponde che è stato picchiato da Poliziotti ed allora uno di loro lo afferra alle spalle urlando e gli dice: «Da un Poliziotto? Impossibile! Sei caduto per terra, ok?». Lui si rimette con la testa contro il muro. Quando lo portano al fotosegnalamento il poliziotto che lo accompagna gli dice: «Merda di francese, soffrirai»; lui chiede perché ed allora il poliziotto gli torce un braccio. (…) Quando pronuncia la parola «avvocato» lo prendono a calci.

 

  1. Matteo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto passa tra due ali di poliziotti, che lo percuotono con manganellate; in cella lo costringono a stare in punta di piedi con le gambe divaricate e con la fronte contro il muro, le mani legate dietro alla schiena. Nonostante abbia una ferita alla fronte lo fanno sbattere ripetutamente con la testa contro il muro; un uomo rasato non alto con accento emiliano, che sembra essere un capo, entra nella cella e prende tutti a calci e pugni. Chiede più volte ed inutilmente di andare in bagno. In cella c’è puzza di urina e macchie di sangue dappertutto. In infermeria non gli vengono refertate le ferite, che lui denuncia. In cella qualcuno ad un certo momento gli fornisce un sacchetto bianco contenente ghiaccio da mettere sull’occhio; pretendono però che lo applichi all’occhio senza usare le mani e tenendolo a mo’ di cuscino con la testa contro il muro. Poi nelle prime ore del mattino in corridoio, prendendolo a calci, lo costringono a camminare ed a pronunciare le parole: «Duce, duce».
  2. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 – immatricolato alle ore 2,50 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto, un poliziotto lo afferra mettendogli una mano sui genitali e una sulla testa; viene quindi condotto nella cella n. 4 subendo percosse al passaggio nel corridoio, lungo il quale viene costretto a tenere la testa bassa, senza poter quindi vedere nessuno in volto. (…) Viene fatto uscire una terza volta dalla cella per essere condotto in infermeria e nell’attesa dell’ingresso viene costretto a cantare «Viva il Duce», sempre a faccia contro il muro.

 

  1. Giacomo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 18,30 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È il primo ad arrivare a Bolzaneto. Passa prima nell’ufficio trattazione atti sulla destra del corridoio dove gli viene letto il verbale di arresto; alle sue rimostrante su alcuni passaggi del verbale gli viene intimato con minaccia da un poliziotto di firmare. Viene portato, dopo il fotosegnalamento, in cella da un agente di Ps, gli intima di stare in piedi, faccia con il muro braccia alzate sulla testa e gambe divaricate. Non può girarsi altrimenti sono percosse. Dopo un po’ gli viene concesso di sedersi da parte di un altro poliziotto ma con la faccia abbassata. Vede altri ragazzi percossi e sottoposti a trattamenti umilianti, vede che ad una ragazza viene tagliato il cappuccio della felpa e sente insulti pesanti. Lo portano alla visita medica afferrandolo violentemente e facendogli del male; assiste a pestaggi di detenuti durante il loro passaggio nel corridoio.

 

  1. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È stato nella manifestazione con il fratello Gabriele e con gli amici R. e A. Non appena portato a Bolzaneto, viene messo in una cella in fondo al corridoio insieme con almeno altre 20 persone, tutti costretti a stare in piedi con la faccia contro il muro e le mani dietro alla schiena con le manette. Mentre è nella posizione passano spesse volte gli agenti, che cantano canzoni di ispirazione fascista e che danno botte e calci. (…) Viene costretto a fare il saluto romano.

 

  1. S. Pedro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 – immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene messo in cella insieme ad O. B. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto e lo percuote anche per fargli mantenere la posizione. Durante gli spostamenti nel corridoio deve passare tra due ali di agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono. Nell’ufficio degli atti viene picchiato con un salame sul collo ed un agente, utilizzando un coltello, gli taglia i capelli. Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.
  2. Filippo. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto dall’ospedale Galliera – esce dalla caserma circa 5 ore dopo. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale Galliera. Viene messo nell’atrio con la faccia contro il muro; gli tolgono la cartella clinica e gli strappano gli orecchini; deve stare con le braccia alzate nonostante abbia la mano steccata; da dietro lo colpiscono con schiaffi e calci, un calcio lo fa cadere a terra. Durante l’accompagnamento in bagno viene percosso con un manganello e con calci anche all’altezza dei testicoli dall’agente che lo accompagna e da altri. Dopo l’identificazione subisce minacce di morte del seguente tenore: «Morirete tutti voi zecche! Vi ammazzeremo, così vuole Fini; vi facciamo una siringa e subito passa».

 

  1. Gianluca. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto al tramonto e lo fanno attendere a lungo in auto nel cortile; è ferito ma lo fanno attraversare il corridoio a testa bassa; lungo il corridoio agenti della Polizia penitenziaria lo insultano con parole quali «Bastardi comunisti è ora che impariate» e lo percuotono con calci e forse anche con manganelli; a seguito dei colpi comincia di nuovo a sanguinare dal naso e ha un polpaccio tumefatto; lo introducono nella cella e uno degli agenti gli dice di sistemarsi con la testa contro il muro ma senza sporcarlo con il suo sangue. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e gambe divaricate nonostante abbia ematomi al naso; vicino a lui è Andrea G., costretto anche lui a tenere le gambe divaricate. Ogni tanto entrano in cella agenti che lo colpiscono. Deve rimanere nella posizione fino a mezzanotte circa quando viene poi portato a fare i fotosegnalamenti da una persona in borghese. Nella notte vede che alcuni arrestati, fatti uscire dalle celle, nel corridoio vengono costretti a fare il saluto romano e a gridare «Viva il Duce». Prima di farlo entrare in infermeria lo tengono a lungo in attesa in piedi, faccia al muro; lui ha perso molto sangue ed ha un mancamento; quando riprende i sensi è su un lettino in infermeria.

 

  1. Lorenzo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 2,55 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Al passaggio in corridoio viene picchiato con calci e schiaffi a mano aperta. È nella stanza n. 7. Vede un ragazzo portato in bagno e poi uscito su una barella e pensa quindi che è meglio evitare di chiedere di andare in bagno. Vede altri ragazzi tumefatti, i quali vengono costretti a tenere il ghiaccio sul volto o sulla testa premendo la testa contro il muro senza poter usare le mani.

 

  1. Matthias. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle 19,00-19,30 circa – esce dalla caserma alle 23,00 circa del 20/7.Viene prelevato dall’ospedale San Martino, presenta delle ferite al volto. Nel cortile, non appena aperta la portiera del mezzo che lo aveva trasportato, un agente lo colpisce con un pugno in faccia. Un altro agente si passa il dito indice sotto la gola in evidente segno di minaccia di morte. Accanto a lui vede un uomo di circa cinquant’anni che ha un braccio fasciato ma che è ugualmente costretto a mantenere la stessa posizione degli altri. Nel corridoio lo tengono in attesa in piedi, faccia la muro e braccia alzate. Nella stessa posizione deve stare in cella; ogni tanto entra un agente che picchia i presenti con dei calci nelle gambe. Ad un certo punto spruzzano dentro alla stanza del gas che provoca bruciore ed irritazione. Sente che coloro che vengono portati in bagno gridano e vengono fatti cadere. (…)

 

  1. Taline. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolata alle ore 3,10 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,25 circa. Alla caserma di Bolzaneto chiede di andare al bagno ma glielo rifiutano; dopo due ore lo richiede e la donna che è di guardia le dice di «farsela addosso». Solo più tardi all’ennesima richiesta di andare in bagno, alla presenza anche di altri agenti, le consentono finalmente di andarci ma la costringono a passare tra una fila di guardie che la colpisce ripetutamente; quando esce dalla toilette, la spingono contro il muro. Le gridano frasi che non capisce. Un poliziotto le dà un calcio nella parte posteriore; quando ripassa nel corridoio per rientrare in cella, le danno di nuovo dei colpi. Nella notte un agente in abiti borghesi la chiama e la conduce in un ufficio dove ci sono cinque persone tutte in borghese; le chiedono se è incinta e alla risposta negativa le danno uno schiaffo nella pancia. Le dicono di firmare, lei si rifiuta perché vuole vedere i documenti. Lei si rifiuta più volte, ad ogni rifiuto la picchiano finché non cade per terra. Non contenti, le tagliano tre ciocche di capelli; la colpiscono ancora alla schiena con le mani procurandole molto dolore; alla fine, terrorizzata, e stremata dal male, firma 3 o 4 fogli, anche perché continuano a picchiarla sul viso gridandole di firmare. Lei dice che ha diritto ad un avvocato, loro la schiaffeggiano. Vorrebbero continuare a tagliarle i capelli, ma lei comincia a gridare, grida così tanto che quelle persone in borghese smettono di comportarsi così. Anche in cella, per tutta la notte viene umiliata insieme agli altri arrestati custoditi nella stessa cella; infatti alcuni agenti sputano nella cella, fanno versi di animali e insultano gli arrestati con frasi offensive a sfondo sessuale. C’e violenza dappertutto, vede parecchie persone che vengono picchiate. Quando la preparano per la traduzione, la costringono a stare contro il muro per tre ore circa e spesso le fanno dire «Viva il Duce, viva il Fascismo, viva la Polizia penitenziaria».

 

  1. Fabrizio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 0,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene controllato da un medico in maglietta; la visita gli appare molto sbrigativa, nonostante sia ferito visibilmente. Viene spinto nella prima cella a destra del corridoio da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria; riceve un pugno e uno schiaffo; ritornato dal fotosegnalamento, viene fatto stazionare per un’ora con le mani alzate davanti all’infermeria; qui vede un ragazzo ricevere una serie di manganellate da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria. Mentre si trova in questa posizione viene colpito da un agente di Polizia penitenziaria con un calcio alla caviglia già dolorante. (…) Chiede più volte di essere medicato ma le sue richieste vengono ignorate; la visita in infermeria, dove gli verranno suturate le ferite, arriverà solo tempo dopo. Mentre lo portano al pulmino per la traduzione un agente della Polizia penitenziaria lo chiama per nome, urlando: «Professor F.» e quando lui si gira gli fa una pernacchia; lui commenta «Bravo, congratulazioni» ed a questo punto un altro agente della Penitenziaria gli dà una ginocchiata sulla gamba destra, dicendogli di stare zitto. Questo stesso agente poco dopo gli afferra la mano, divaricandogli le dita tra il medio e l’anulare, continuando a dirgli di stare zitto.

 

  1. Diana. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolata alle ore 2,40 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. È nella cella n. 3 o 5 insieme a E. Taline e P. Ester. È sempre sorvegliata da uomini ed è costretta a stare seduta per terra con la faccia contro il muro. Sente insulti del tipo «Troie…puttane». Durante l’accompagnamento al fotosegnalamento vede un ragazzo francese che si contorce dal dolore in quanto l’agente che lo accompagna lo stringe moltissimo; sente poi i colpi inferti a questo ragazzo; sa che si tratta del fidanzato di P. Ester. Vede transitando nel corridoio un altro ragazzo in una cella con i segni dei colpi sul dorso nudo. Alcuni agenti fanno gridare: «Viva il Duce» ed altri motivi inneggianti alla Polizia. Dalla cella sente i rumori dei colpi inferti a chi viene portato in bagno. Ricorda che E. Taljne, che con lei parla in francese, al ritorno dal bagno le riferisce infatti di essere stata maltrattata. Sente che alcuni agenti minacciano di tagliare i capelli ad E. Taline ed infatti poco dopo vede un’agente donna buttare per terra una ciocca di capelli. In infermeria la fanno spogliare; le fanno buttare via gli orecchini e la sua maglietta con una scritta ed una stella rossa; un uomo con camice bianco la canzona dicendole che era una maglietta della brigate rosse.

 

  1. Chiara. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 19,10 circa – immatricolata alle ore 0,55 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene insultata nel cortile con l’epiteto «puttana»; viene condotta in una cella sulla destra dove ci sono già due ragazze una tedesca ed una francese; quest’ultima ha una vistosa medicazione sulla testa; devono stare con la faccia contro il muro anche se sedute. Poco dopo in cella arriva Arianna. Arianna è molto impaurita, sta male, chiede di andare in bagno e le viene negato, vomita, chiede qualcosa per pulire ma la minacciano dicendole che l’avrebbero costretta a pulire con la lingua. Alla fine Arianna pulisce con uno straccio. Subiscono insulti a sfondo sessuale: le dicono «Puttana, vieni a farmi un bocchino». Nei trasferimenti viene colpita lungo il corridoio con schiaffi alla nuca, calci e una ginocchiata allo stomaco; nel percorso in corridoio è condotta mani dietro la nuca e costretta a guardare in basso, per cui non ha modo di ripararsi dai colpi. La donna che l’accompagna lascia fare e ride. Un’altra agente donna poi però esclama:«Non possono andare avanti così, violenza chiama violenza». In infermeria la fanno spogliare e fare flessioni ma non le chiedono se ha lesioni. In infermeria ricorda un ragazzo visibilmente ferito, che si lamenta. È pieno di sangue: un agente chiede agli infermieri di rianimarlo in fretta per poter poi riprendere a picchiarlo. Uscita dall’infermeria è nel corridoio con la faccia contro il muro; subisce di nuovo schiaffi e colpi alla testa. Mentre è in cella vede un ragazzo che viene costretto ad alzare il braccio destro e a dire «Viva il Duce». Sente che si rifiuta, sente poi il rumore dei colpi che gli agenti gli danno e quindi lo sente cantare la cantilena con le parole «Viva il Duce». Una ragazza di nome Ester, che ritorna dal bagno, insulta un agente e come risposta viene immediatamente colpita con un pugno in un occhio. Mentre è in cella degli agenti si rivolgono a lei dicendo che i manifestanti avevano «seccato» due poliziotti e che invece era stato ucciso un solo manifestante, per cui ne mancava uno per pareggiare il conto e che il prossimo sarebbe stato un tedesco. (…)

 

  1. Federico. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto lo portano in una cella in fondo al corridoio sulla sinistra dove viene messo in piedi, con le gambe divaricate e la fronte appoggiata al muro. All’inizio il trattamento non è particolarmente duro ma poco alla volta le cose sono peggiorate. Ogni tanto qualcuno entra e li prende a calci. Li insultano e li provocano in tutti i modi («Cosa sei venuto a fare a Genova, bastardo, zecca, comunista di merda, chiedi aiuto a Bertinotti» ecc.). Ogni tanto arrivano insulti anche dall’esterno. È vicino ad un ragazzo spagnolo che chiede un farmaco; lui cerca di tradurre la richiesta alle guardie e in risposta viene picchiato, facendogli sbattere la testa contro il muro. Vede che mentre portano via una ragazza americana (piuttosto tarchiata e grossa con i riccioli e bionda) le passano in modo evidentemente allusivo il manganello sui fianchi. Dopo l’immatricolazione anche quelli della Penitenziaria entrano in cella e li colpiscono con calci alle caviglie, tirano loro in alto i polsi ancora legati con i lacci e li costringono a gridare «Viva il Duce» e «Alalà»; lui si rifiuta e viene ustionato con la sigaretta. Sente cantare la filastrocca: «Uno due tre evviva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette o otto nove il negretto non commuove». Ad un certo punto gli tolgono i lacci e un’agente donna lo fa mettere in ginocchio. Mentre è in corridoio lo costringono a stare in piedi con il volto contro il muro; riesce però a vedere un ragazzo con un cerotto sulla testa che non riesce a reggersi in piedi, il quale viene colpito e poi portato via con una barella; vede anche un agente con accento sardo picchiare molto forte un ragazzo anche lui sardo dicendogli che disonora la sua terra. Viene picchiato lungo il corridoio mentre è tradotto verso il pullman da agenti con la scritta «Polizia penitenziaria»; lo fanno anche marciare ed al suo commento: «Adesso anche la marcia dell’oca» un agente gli lancia uno schiaffo al volto.

 

  1. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 23,55 circa del 20/7 – condotto poi in Ospedale. Arriva a Bolzaneto alle 19.00 circa e zoppica perché sulla strada ha ricevuto un calcio nei testicoli; nell’atrio c’è un medico che lo guarda senza fare alcuna domanda. Viene condotto in una cella in fondo a destra; all’interno ci sono già altre persone, forse una dozzina. Tutti devono stare in piedi con le mani in alto contro il muro; dopo un po’ qualcuno entra e gli fa mettere anche le gambe divaricate; ad un certo punto entrano due agenti della Polizia penitenziaria, che lo fanno mettere al centro della stanza ed uno dei due dice: «Portatemelo via o gli spacco la faccia»; l’altro dà poi un forte pugno al viso del ragazzo che è a fianco a lui in cella e che inizia a sanguinare. Viene poi portato in ospedale e da lì direttamente condotto al carcere di Alessandria (..). Al Pm dirà poi: «Ad Alessandria, in confronto a Bolzaneto, è sembrato il Paradiso».

 

  1. Boris. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 19,20 circa – immatricolato alle ore 2,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa.Quando arriva a Bolzaneto viene portato in cella lungo il corridoio, ai lati del quale, vi sono agenti che lo percuotono. In cella deve stare in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e mani legate dietro alla schiena. Un agente (…) lo insulta dicendogli che è un «Comunista di merda» e lo obbliga a gridare «Viva il Duce». Vede che lo stesso agente colpisce con un pugno al volto un ragazzo straniero, dicendogli che gli avrebbe fatto venire il «naso alla francese». Anche durante gli spostamenti nel corridoio sono insulti, anche a sfondo sessuale, e nuove percosse; deve tenere la testa abbassata. In infermeria viene fatto spogliare da due poliziotti, i quali davanti al medico lo maltrattano premendogli le ferite che ha sulla schiena. Il medico non dice nulla.
  2. David. Arrestato verso le ore 17,30 di venerdì 20 Luglio – immatricolato alle ore 03,25 di Sabato 21 Luglio – tradotto all’Istituto Penitenziario alle ore 06,30 di sabato 21 Luglio. A Bolzaneto lo mettono in una cella con la testa al muro e le manette strette dietro alla schiena; è colpito con pugni e calci; a lui ed ai compagni di cella viene negato di andare in bagno. (…)

Nell’ufficio dove si firmano gli atti lo picchiano indossando i guanti e anche con calci ai testicoli; gli mostrano poi dei fogli in italiano ma lui non vuole formarli perché non li capisce; allora un agente da dietro la scrivania da un calcio al costato e gli rompe tre costole; alle fine firma per non essere più percosso. (…)

 

  1. A. Sebastien. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 3.00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. Arriva a Bolzaneto intorno alle ore 20,30 dopo essere già statopercosso durante il tragitto alla caserma. In cella deve stare in piedi e tenere braccia alzate, gambe divaricate, testa rivolta e premuta contro il muro senza poter parlare. Quando si muove viene colpito alla testa con violenti schiaffi (…). C’è clima di terrore: si sentono urla provenire dalle celle. Quando lo portano ai servizi e al fotosegnalamento deve passare lungo il corridoio attraverso due ali di poliziotti che al passaggio fanno lo sgambetto, danno pizzicotti e lo colpiscono. Gli portano un foglio da firmare scritto in italiano ed alla sua richiesta di poter vedere un avvocato ed avere un interprete lo picchiano; stessa sorte subisce un altro ragazzo. Non è il caso si insistere ed allora firma dove c’è una croce. (tutti gli stranieri riferiscono queste circostanze e l’impossibilità di contattare il proprio consolato, ndr)

 

  1. Gwendal. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto verso le ore 17,00 -18,00 del 20/7 – esce dalla caserma alla ore 4,00 circa del 21/7. A Bolzaneto viene collocato in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio: deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate sopra il capo senza potersi muovere; ad ogni tentativo di girare la testa arrivano percosse. Si sentono rumori di gente che urla e di colpi; ad intervalli frequenti gruppi di agenti entrano nelle celle, danno calci ai piedi, a volte gridano ed a volte parlano piano nelle orecchie, a volte stringono molto forte le dita dietro le orecchie. Riceve due colpi forti a mano aperta sul volto da un agente con un guanto grosso nero, il quale lo sbatte contro il muro. Un agente gli grida forte nell’orecchio: «Viva il Duce» e poi lo colpisce con due calci al ventre. Dopo questi colpi lo afferrano per i capelli e gli sbattono la testa contro il muro per rimetterlo nella posizione di prima: comincia a tremare è in preda alla paura di essere ancora picchiato. In ogni momento c’è gente che entra nelle celle dando calci e pugni, ridendo. In un momento in cui si può voltare vede V. che viene percosso da più agenti in divisa che gli fanno sbattere violentemente la fronte contro il muro; lui si preoccupa sapendo che V. è già ferito alla testa. Quando lo portano al fotosegnalamento, chi lo accompagna gli dice: «Francia merda». Ad un certo punto passa una persona che dice «Basta», appare come un superiore perché al suo passaggio questi comportamenti di violenza cessano, sia pure per poco. (…) Nel corridoio vede una persona per terra spasimante che ha un camice verde da ospedale, nonostante ciò gli agenti che passano lo colpiscono(…)

 

  1. Daniele. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,00 circa – identificato verso le ore 18,10 circa – esce dalla caserma alle 21,00 circa del 20/7. È insieme a P. Marco ed un ragazzo di Cuneo di nome B. Claudio, con i quali viene trasferito a Bolzaneto. Ricorda in cella con lui anche M. Massimiliano e forse anche R. Simone. Non appena in cella lo lasciano libero di stare nella posizione che crede ma subito dopo arrivano dei poliziotti in divisa antisommossa che gli ordinano di stare in piedi con la faccia contro il muro. Ricorda un agente che indossa un basco blu che a lui sembra in posizione di comando, il quale li fa girare e li mostra a due Carabinieri o a due Poliziotti in divisa antisommossa per verificare se ci sono tra di loro quelli che hanno lanciato le molotov.

 

  1. G. Luis Alberto. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene condotto in una delle celle sul lato destro, dove è costretto a stare in piedi con il volto contro il muro e le mani dietro alla schiena. Esce in due o tre occasioni ed ogni volta è costretto a stare nel corridoio in piedi contro il muro e mani dietro alla schiena; riceve colpi alla nuca, nelle gambe e nella schiena dagli agenti che passano e che indossano guanti neri. (…) In infermeria ricorda due persone con un camice bianco da addetti alla sanità. Uno di loro è seduto e l’altro in piedi; la persona con il camice bianco che era in piedi gli dice di sollevare le braccia come de dovesse essere visitato con un fonendoscopio e, approfittando della situazione, un poliziotto gli dà un forte pugno al costato sinistro provocando la rottura di una costola. Subito dopo viene picchiato da altri poliziotti ed il medico mentre lo colpiscono gli dice che provi a denunciare l’aggressione. Viene ancora colpito alla schiena ed alla nuca con la mano aperta. Più tardi viene portato nei bagni dove gli dicono: «Orina, finocchio», gli mostrarono una sorta di piccolo manganello e minacciano di introdurglielo nell’ano. Con lo stesso manganello lo percuotono all’interno delle cosce.

 

  1. Bruno. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce una perquisizione iniziale molto brusca; lo conducono nella cella n. 9, sulla sinistra, insieme ad altre 15 persone e lo costringono a stare contro il muro e gli divaricano le gambe; in cella vi è un ragazzo romano che viene particolarmente picchiato perché risponde agli agenti. Ricorda anche B. Andrea e M. Massimiliano. In cella entrano molti agenti, sino a 15, della Polizia di Stato sia in divisa che in borghese; successivamente cominciano ad entrare agenti con la divisa grigia e guanti neri; questi ultimi con frequenza regolare colpiscono con schiaffi in faccia e calci alle ginocchia e talvolta allo stomaco. Anche lui è colpito ripetutamente. Riceve anche sputi in bocca. Al ritorno dal fotosegnalamento riceve percosse al passaggio: in particolare un agente lo colpisce con un calcio alla schiena. Vede che il ragazzo romano mentre è accompagnato in bagno viene picchiato ripetutamente nel corridoio con calci. Quando viene il suo turno lui non è toccato ma al rientro dal bagno un agente in divisa grigia gli fa gridare «Viva il Duce». Anche quando dall’infermeria viene riportato in cella lo stesso agente dalla divisa grigia lo fa camminare lungo il corridoio, in fila con altri, con il braccio destro in alto.

 

  1. Teresa. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa – immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Dichiara al Giudice delle Indagini preliminari che le hanno tagliato i capelli in Questura e mostra al Giudice ematomi ed abrasioni sulla schiena di cui il Giudice dà atto nell’interrogatorio del 23/7.
  2. Giovanni. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene prelevato dall’ospedale Galliera insieme a M. A Bolzaneto è costretto a stare in piedi, con la fronte appoggiata contro il muro e le mani dietro alla schiena per circa 4 ore. È costretto dagli agenti a dire «Buonasera lor signori». Mentre è in cella nella posizione descritta un agente entra e gli torce il capo. Ricorda un ragazzo romano, che chiede più volte di andare in bagno e viene accompagnato solo dopo molto tempo.

 

  1. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,15 circa – immatricolato alle ore 22,35 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Viene condotto in una cella con altri ragazzi, è costretto prima in piedi e poi in ginocchio. Deve stare faccia al muro, non può girarsi e quando ci prova, per tentare di consolare una ragazza che sta piangendo, riceve una manganellata. Viene ripetutamente colpito alla schiena. Gli tagliano il cappuccio della felpa. In infermeria viene visitato ma nessuno gli chiede l’origine delle sue lesioni.

 

  1. Danilo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene collocato in cella con altre persone costretto a rimanere con le mani alzate contro il muro e le gambe divaricate. Un agente con la divisa grigia gli dà uno schiaffone al viso e lo fa cadere a terra. Nel corridoio viene tenuto nella stessa posizione e viene colpito da dietro (…) Facendo riferimento al suo cognome un agente gli dà tre colpi sulla nuca con il manganello. Nel corridoio gli punzecchiano le mani mentre le tiene dietro la schiena con delle chiavi o qualche cosa di simile. In infermeria un agente lo prende per il collo e lo spinge; gli tagliano anche il cappuccio della felpa. Vede un ragazzo che viene costretto a ripetere a voce alta «Viva il Duce» e vede un ragazzo tedesco, che non riesce nemmeno a reggersi in piedi e quando cade a terra viene preso per la nuca e fatto rialzare.

 

  1. Roberto. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a Bolzaneto alle ore 15,30 circa – esce dalla caserma alle 19,30 circa del 20/7. Viene fermato in piazza Alessi e portato in Questura; da qui a Bolzaneto con un ragazzo svizzero, uno inglese e un italiano di nome Roberto dell’interland milanese e del gruppo «Attac»; con lui in Questura c’era anche un minorenne ed una ragazza tedesca. È uno dei primi ad essere portato a Bolzaneto: arriva verso le 15,30. Lungo il corridoio lo fanno passare in mezzo a due ali di agenti della Polizia penitenziaria con il manganello, giubbetti neri e guanti scuri. In cella deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, le braccia alzate sopra la testa e le gambe divaricate e così tutti quelli che si trovano con lui. Mentre lo portano al fotosegnalamento chi lo accompagna lo minaccia di lasciarlo in consegna a quelli «vestiti di grigio». Solo alla fine lo fanno sedere.

 

  1. Francesco. Fermato per identificazione il 20/7– ingresso a Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. A Bolzaneto (dove arriva dall’ospedale Galliera) viene costretto a stare in piedi con la testa contro il muro nonostante l’abbia visibilmente ferita; gli agenti lo incitano a riferire che la testa gli era stata spaccata dagli anarchici; lo tengono in quella posizione mentre altri sono in ginocchio. Un agente gli dà uno schiaffo sul collo e lo obbliga a dire «Buonasera ai signori». Ricorda che ad un ragazzo viene negato di andare in bagno e che gli hanno sbattuto con forza la testa contro il muro e ha perso sangue.
  2. C. Jean Claude. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,30 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto lo mettono in cella in piedi, faccia la muro e fronte contro lo stesso, gambe divaricate e braccia in alto senza poter parlare e senza potersi muovere. Spesso entra qualche agente che lo colpisce ai genitali, nella schiena e alle gambe. È asmatico, gli portano via il farmaco «Ventolin» che deve tenere sempre con sé. Ad ogni spostamento lungo il corridoio viene colpito dagli agenti ed insultato e riceve sputi in faccia. Alle ragazze vengono fatte minacce di stupro. Nell’Ufficio degli atti alla sua richiesta di un interprete e di un avvocato lo percuotono. È costretto a dire «Viva il Duce, viva Mussolini, viva la Polizia penitenziaria» ed a fare il saluto nazista.

 

  1. Nicola. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa – immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto lo fanno inginocchiare davanti alla cella e gli danno due pugni in faccia ed un calcio nel fondo schiena per farlo entrare. Alcuni agenti della Penitenziaria hanno i guanti imbottiti. In cella deve stare in piedi con le mani legate dietro la schiena e quando scosta la faccia dal muro gli viene schiacciata la testa contro lo stesso. Ogni tanto qualche agente colpisce i presenti con pugni alle costole, gridando: «Perché siete venuti a Genova? Fate schifo, puzzate, merde, comunisti di merda». Un ragazzo nella cella chiede insistentemente di andare al bagno senza però ricevere risposta, ad un certo punto gli dicono che se continua gli danno un calmante; lui risponde di essere allergico poi si butta a terra ed inizia a pregare. Gli cambiano i lacci ai polsi quando va in bagno e glieli mettono più stretti; quando si lamenta per il dolore glieli stringono ancora di più. Quando lo accompagnano in bagno lo conducono tenendolo per i laccetti così stringendoli di più; l’agente che lo accompagna gli grida: «Stai a testa bassa, sei un essere inferiore, non sei degno di guardare in alto». Un altro agente durante il percorso nel corridoio lo ingiuria ripetutamente pronunciando le espressioni: «Siete sfortunati perché con Berlusconi possiamo fare quello che ci pare». Dopo il fotosegnalamento gli fanno firmare dei fogli sotto la seguente intimazione: «Non lo sporcare altrimenti ti spacco il culo»; lui però ha le mani sporche di inchiostro in quanto gli sono state appena prese le impronte digitali; quando lui lo fa notare gli viene però replicato: «Prima di uscire di qui avrai un ricordo che ti rimarrà per tutta la vita»(…) Lo riportano in cella e questa volta lo costringono a stare in ginocchio con le mani e la faccia contro il muro. Poi un agente della Polizia penitenziaria lo colpisce con un pugno allo stomaco, dicendo che anche lui è uno di quelli che lancia le molotov. Lo fanno sedere ma con le gambe incrociate e la faccia contro il muro; entra un agente che lo costringe a gridare «Viva il Duce». Dopo qualche tempo entra in cella una persona in borghese che gli rivolge la seguente espressione in tono evidentemente canzonatorio: «Se mi volete chiamare non mi chiamate, se mi volete chiedere qualche cosa non me la chiedete, siamo in democrazia e qui decido io».

 

  1. B. Carlos Manuel. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,20 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto viene messo in cella insieme a C. S. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto e lo percuote. Durante gli spostamenti nel corridoio deve passare tra due ali di agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono. Gli viene spenta una sigaretta sul dorso del piede privo di scarpa. Nell’ufficio degli atti, mentre sottoscrive il verbale di sequestro, un agente lo colpisce con un salame ai genitali. Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.

 

  1. Ester. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolata alle ore 3,20 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa.È in cella insieme a E. Taline e a F. Diana. Lei è costretta, come E. Taline, a stare in piedi contro il muro per almeno cinque ore; alle altre invece ogni tanto viene consentito di stare sedute. Vede E. Taline quando torna dal bagno: ha gli indumenti strappati, piange e le riferisce di essere stata picchiata. Quando è il suo turno per il bagno la insultano ripetutamente con parole quali: «Troia, puttana» e le infilano la testa dentro la tazza; fanno riferimenti di tipo sessuale del tipo: «Che bel culo, ti piace il manganello». Viene riportata in cella costretta a camminare con la testa bassa; al passaggio riceve insulti, sberle, calci e sgambetti da due ali di agenti con i guanti neri, che stazionano ai lati del corridoio. Arriva una persona in borghese che preleva E. Taline e lei; le dà due sberle e le fa sgambetto facendola cadere a terra durante il tragitto. All’interno dell’ufficio trattazione atti rimane sola con cinque uomini; chiudono la porta e le esibiscono dei fogli da firmare, al suo diniego, due con i guanti neri la colpiscono, bloccandole le mani contro il muro; sanguina dal naso e le rompono gli occhiali da vista. Vede poi nel corridoio un ragazzo colpito ripetutamente con manganellate alla schiene e calci ai testicoli sino a farlo cadere a terra. Nel corridoio vede che un agente trattiene per un braccio L. David, che si lamenta per il dolore. Lo rivede in infermeria. Durante la traduzione anche a lei fanno gridare «Viva il Duce».

 

  1. Marco. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17-17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21-21,30 del 20/7. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove ci sono già altri ragazzi alcuni a dorso nudo, altri senza scarpe, ed uno in particolare senza pantaloni. Tutti devono stare in piedi faccia al muro, a braccia alzate e gambe divaricate. Periodicamente entrano nella cella agenti che picchiano alla schiena e sui reni e dietro alle ginocchia anche con i guanti neri. Sono con lui in cella un ragazzo genovese, uno toscano, due fratelli campani; riconosce anche L. Daniele, M. Roberto e M. Francesco. Dopo il fotosegnalamento un agente della Penitenziaria con i baffi ed i capelli ondulati, che gli sembra un capo, gli fa male al braccio dolorante e lo offende, dicendogli: «Sei senza dignità», gli sputa e lo colpisce ai reni con un manganello o un bastone. In infermeria un medico, nonostante lui gli segnali il dolore alla mano, gli afferra la mano stessa, gliela stringe molto forte e gli chiede in senso ironico «Dove ti fa male?». Ritorna in cella dove gli consentono di stare seduto ma per poco, perché arriva un agente della Polizia penitenziaria che gli ordina di rimettersi in piedi faccia al muro braccia alzate e gambe divaricate. (…) Sente un agente della Polizia penitenziaria intonare il motivo fascista «Faccetta Nera». (…)

 

  1. Simone. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21,30 del 20/7.Viene tenuto in cella in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate. (…)

 

  1. Fabrizio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 20,30 circa – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene prelevato dall’ospedale San Martino, ove era stato medicato con venticinque punti di sutura al capo per le ferite riportate sulla strada. Arrivato a Bolzaneto un medico sui gradini dell’ingresso lo guarda senza neppure togliergli il cerotto e pronuncia le parole «abile e arruolato». Viene fatto entrare all’interno della caserma. Viene messo in cella, senza maglietta, in piedi, mani appoggiate al muro. Ha molto freddo. A cadenza periodica entrano poliziotti e percuotono con calci nelle cosce, schiaffi e pugni nella schiena. Ad un certo punto un agente gli dice di voltarsi e gli spruzza in faccia una sostanza urticante. Lo insultano e lo minacciano con parole quali: «Bastardo, infame, tua madre è una puttana. Comunista di merda, per voi è finita. Viva il Duce». È costretto a firmare sotto minaccia il verbale di identificazione.

 

  1. Angelo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto, in cella deve stare in piedi, con al faccia la muro, le braccia dietro la schiena, i lacci ai polsi e le gambe divaricate. I laccetti ai polsi gli fanno molto male, si lamenta e per risposta vengono stretti ancora di più. Lo portano a fare i rilievi; poi nell’ufficio degli atti un agente in divisa della Polizia di Stato e uno in borghese con guanti tipo da cantiere lo percuotono, lo insultano e lo provocano continuamente costringendolo a dire: «Sono una merda»; finalmente dopo un po’ interviene un altro agente e la smettono. Viene ricondotto in cella e deve rimettersi nella stessa posizione di prima in piedi con la faccia contro il muro; ogni tanto entra qualcuno in cella e dice di alzare le braccia. Sente agenti intonare il motivo politico: «Un due tre viva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove il negretto non commuove». Ad un certo punto un agente dall’esterno della cella, attraverso le sbarre, gli spruzza in faccia del gas urticante, lui sta male, viene quindi prelevato da un agente della Polizia penitenziaria che lo porta a fare una doccia fredda per la decontaminazione e durante l’accompagnamento uno degli agenti che lo conducono lo prende a manganellate. Dopo la doccia gli danno un camice verde tipo ospedalieri per vestirsi. (..)

 

  1. Massimiliano. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto è portato quasi subito nell’ufficio degli atti; gli dicono di firmare dei fogli ed alle sue richieste di spiegazioni lo prendono a schiaffi. Viene poi portato in cella dove c’è anche il fratello Angelo; subito possono stare seduti ma per poco: un ragazzo infatti comincia a fare domande e per risposta gli fanno mettere prima tutti in piedi, faccia al muro poi addirittura in ginocchio e con le gambe a squadra. Vede che spruzzano lo spray negli occhi al fratello. Un agente della penitenziaria, con baffi e capelli scuri, nel corridoio gli ordina di raccogliere gli effetti personali chinandosi senza piegare le ginocchia, lo percuote ripetutamente senza alcun apparente motivo e gli strappa violentemente anche il fischietto che ha al collo.
  2. Daniele. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,30 circa – immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a M. Danilo; c’è anche il ragazzo tedesco arrestato con loro. Appena arrivato un agente gli chiede di dov’è, saputo che è di La Spezia, gli dice che è un suo conterraneo e gli dà due violenti schiaffoni. In cella lo fanno stare in piedi(…). All’interno della cella entrano agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono con pugni e calci dietro la schiena e sulle gambe per farle divaricare di più. Alcune guardie carcerarie hanno guanti neri imbottiti altri guanti diversi; li hanno però in tanti. Anche nel corridoio nei tempi di attesa in occasione degli spostamenti deve mantenere la stessa posizione; viene colpito con calci, pugni e anche con manganelli e gli fanno più volte sbattere la testa contro il muro. Viene colpito nuovamente allo stesso modo al ritorno dal fotosegnalamento.Vicino a lui ci sono due ragazzi: uno francese con in capelli tipo rasta, che viene percosso violentemente ed il ragazzo tedesco con cui era giunto, che sta molto male sino a svenire. Lo vede poi portare via. Gli fanno anche dire frasi del tipo «Viva il Duce», «Viva il Corpo di Polizia penitenziaria» e lo insultano con frasi del tipo «Ecco il popolo di Seattle», «Ecco qua quelli che tirano le molotov», «Fai schifo» etc. In infermeria è insultato sia dalle guardie carcerarie che dai sanitari; in particolare un medico robusto con gli occhiali lo insulta con le seguenti espressioni: «Dove vai concio così, fai schifo» (…).

 

  1. Giorgio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 19-19,30 circa – esce dalla caserma alle 1,00 del 21/7.Arriva a Bolzaneto proveniente dal Pronto soccorso dell’Ospedale San Martino dove si è recato per una frattura ad un braccio. Infatti ha un braccio ingessato. Nel piazzale lo fanno mettere su un muretto circondato da molti agenti in divisa ed in borghese; tutti vengono insultati (frasi del tipo «Fate schifo»), riempiti di sputi, selvaggiamente picchiati con pugni calci, colpi di casco e manganello. Qualcuno lo colpisce al braccio fratturato e glielo alza. Vede che un agente prende con le due mani la mano di un uomo, divide le dita e le tira in senso opposto con tanta violenza da lacerargli la mano. In cella lo mettono in piedi, braccia e faccia contro il muro; gli agenti entrano ad intervalli periodici e lo colpiscono con calci e pugni. Gli agenti inneggiano continuamente al Duce. Ogni tanto sente una suoneria intonante il motivo «Faccetta nera». Minacciano che era stato ucciso un carabiniere e che tutti avrebbero dovuto pagare. (…)

 

  1. Karl. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 22,40 circa – immatricolato alle ore 3,10 circa del 21/7 – condotto all’Ospedale San Martino. A Bolzaneto in cella deve stare in piedi, faccia al muro, mani dietro la schiena e gambe divaricate senza potersi spostare; chi si muove viene colpito. Anche durante gli spostamenti sia nell’atrio che i corridoio deve tenere la stessa posizione. Un ragazzo vicino a lui abbassa le braccia e viene sbattuto con violenza con la faccia contro il muro e comincia a sanguinare abbondantemente dal naso. Lungo il corridoio vi sono due ali di agenti che al passaggio percuotono, minacciano ed insultano. Anche lui viene colpito più volte soprattutto alle spalle ed alla schiena anche con manganelli; alla notte ha molto freddo. Non chiede di andare in bagno per timore di dover transitare nel corridoio. Sente odore di urina nella cella e così capisce che anche per altri è lo stesso. Verso le prime ore del mattino sviene.

 

  1. Enrico. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 21,00 circa – identificato verso le ore 21,19 circa – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene portato a Bolzaneto dall’Ospedale Galliera, ove è ricoverato a seguito delle lesioni riportate sulla strada. È in condizioni fisiche pessime.

 

A Bolzaneto rimane solo nell’atrio dove la fanno stare in piedi con la faccia contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate. Gli agenti lo insultano con parole del tipo: «Bastardi, comunisti di merda, siete uno in meno, domani saremo due o tre a zero». Subisce una ginocchiata allo stomaco, un pugno e uno schiaffone in faccia da parte di un poliziotto in borghese.

 

  1. G. Adolfo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Appena giunto a Bolzaneto nel cortile viene messo contro il muro dell’edificio ed insultato dai poliziotti; ha molta paura. In cella entra un gruppo di poliziotti, che picchia lui e gli altri compagni di cella e li obbliga a restare o in piedi o in ginocchio. Mentre è nella posizione descritta un agente gli taglia un codino; successivamente viene accompagnato in bagno, dove viene nuovamente percosse e dove un agente butta nel water il codino tagliato e lo obbliga ad urinarvi sopra. (…)

 

  1. Arianna. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto è collocata nella cella n.8 insieme ad altre ragazze(…). Ad intervalli costanti entrano in cella agenti sia della Polizia di Stato che della Polizia penitenziaria. Arrivano in cella ingiurie, quali: «Pezzi di merda, schifosi comunisti» anche dall’esterno ad opera di agenti in borghese. Arianna sta male e ha conati di vomito, chiede di andare in bagno, lungo il tragitto verso il bagno nel corridoio subisce insulti e percosse; vicino al bagno in particolare un gruppo di agenti pronuncia anche nei suoi confronti frasi ingiuriose e minacciose a sfondo sessuale del tipo «entro stasera vi scoperemo tutte». Ricorda al rientro in cella dopo il ritorno dal bagno una ragazza con la testa ferita, ricorda anche la G. Chiara e V. Valerie che incontra nella cella. Nel corso della notte si sente di nuovo molto male, vomita in cella, chiede aiuto, un agente della Polizia penitenziaria prima le nega soccorso poi chiama il medico della penitenziaria che però le butta solo uno straccio per pulirsi, senza informarsi delle sue condizioni. Nel corso dell’intero periodo di detenzione a Bolzaneto più volte si affacciano nelle celle agenti in divisa sia della Polizia penitenziaria che della Polizia di Stato che le minacciano; alcuni dicono che non possono uscire vive da lì: infatti sono morti tre delle forze dell’ordine e uno solo invece dei manifestanti, e perciò bisogna «fare pari». Nell’ufficio degli atti la costringono a firmare dei fogli senza che possa leggerne il contenuto. Ad un certo punto vede G. Chiara, alla quale successivamente verrà tagliato il cappuccio della felpa, che è percossa e minacciata da agenti: in particolare un poliziotto piuttosto corpulento preme un piede all’altezza della bocca della G. che si trova per terra e la ingiuria, dicendole ripetutamente che è «un pezzo di merda». Questo stesso agente nel corridoio percuote gli arrestati con un manganello. Nel corso della notte un agente molto alto in divisa la fa stare – insieme ad altri arrestati – nel corridoio con la faccia al muro nei pressi delle celle numeri 2 e 3; porta guanti neri, una fascia nera sui pantaloni; fa mettere in fila i ragazzi, dando loro delle botte sulla testa; insieme a lui ci sono altri agenti; ad un certo punto gli agenti parlano con uno che sembra un capo e questi ordina di fare stare tutti con il solo braccio destro alzato, a mo’ di saluto fascista. In questa posizione vengono fatti salire in fila sul pullman che li porterà al carcere di Alessandria. (…)

 

  1. Fard Samy. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 15,00 circa – immatricolato alle ore 23,15 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Al giudice riferisce di essere stato percosso e insultato dopo l’arresto con modalità analoghe a quelle narrate dagli altri arrestati condotti a Bolzaneto.

 

  1. Pietro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,30 circa – immatricolato alle ore 1,40 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto deve attendere nel piazzale contro il muro della caserma con la faccia contro il muro stesso, le braccia alzate e le gambe divaricate. Poi lo portano all’interno della struttura e nel corridoio al passaggio viene percosso da due ali di agenti, che stazionano ai lati dello stesso. Lo portano in una cella sulla destra in fondo insieme ad altri dove deve stare nella solita posizione. Nel corso della perquisizione gli strappano i pantaloni e lo lasciano in mutande; lo percuotono in varie parti del corpo con calci, pugni, manganelli e vari oggetti contundenti, causandogli degli ematomi. Così in mutande è condotto a fare i rilievi; mentre è in attesa lo lasciano in mutande e con la maglietta strappata all’esterno della struttura; per scherno gli tirano anche l’elastico delle mutande; è profondamente umiliato. (…) Sente degli agenti che obbligano alcuni detenuti ad urlare «Viva il Duce». Un poliziotto, saputo che è sardo come lui, lo colpisce duramente con pugni alla nuca e calci alle gambe e lo offende senza motivo dicendogli che disonora la terra di Sardegna. Anche in bagno viene colpito ripetutamente alla schiena mentre sta urinando. Lo insultano e minacciano con frasi, quali «Pezzo di merda, zecca comunista, te la facciamo pagare» e poi ancora «I tuoi compagni stronzi comunisti hanno già ammazzato tre Carabinieri, adesso te la facciamo pagare, adesso devi gridare viva il Duce». Mentre è in mutande degli agenti, brandendo una spranga di ferro, gli tirano l’elastico delle mutande e gli dicono: «La vedi questa spranga? Ora te la infiliamo nel culo». (…)

 

  1. Antonio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18 circa – immatricolato alle ore 23,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. All’ingresso nella caserma lungo il corridoio viene colpito dagli agenti con calci, pugni e manganelli. A Bolzaneto è collocato nella cella numero 9, dove ci sono già una decina di persone arrestate, tutti devono stare in piedi con la faccia contro il muro, le gambe divaricate, mani dietro la schiena legate con i laccetti; ad un certo punto arriva un poliziotto che stringe ancora di più le manette. In questa posizione deve restare per molte ore, sei o sette. Con cadenza pressoché regolare, ogni 10 o 20 minuti, agenti entrano in cella e lo percuotono con calci, schiaffi in testa e anche manganellate ai fianchi. Un agente avvicina l’accendino alle sue mani, legate dietro la schiena, dicendo: «Vediamo se prende fuoco». Deve sostare nella stessa posizione anche nel corridoio, dove c’e un via vai di poliziotti e guardie carcerarie. Ad un certo punto un agente gli sussurra all’orecchio di gridare: «Viva il Duce, viva la Polizia penitenziaria». Lo insultano con espressioni, quali: «Sei un gay o un comunista?». Viene portato in infermeria, dove lo fanno spogliare nudo e fare flessioni sulle gambe; mentre fa le flessioni, un agente della Polizia penitenziaria gli fa lo sgambetto, facendolo cadere a terra; è un agente molto alto con gli occhiali e con pochi capelli. È presente anche una persona con un camice bianco che non interviene e rimane indifferente (…)

 

  1. Valerie. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 14,40 circa – immatricolata alle ore 18,50 circa del 20/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.È la prima arrestata del G8; ha violato la zona rossa superando il varco di Piazza Dante. È ricordata per il suo atteggiamento orgoglioso ed altero. A Bolzaneto è nella seconda cella sulla destra; in cella con lei c’è una ragazza tedesca con le mani contro il muro che piange; man mano che arrivano altri ragazzi nella cella devono assumere quella posizione con le mani al muro; lei però resta seduta e la lasciano stare. Nel corridoio ci sono molti poliziotti, sempre di più con il passare del tempo (addirittura in numero di 40-50); molti sono in divisa alcuni sono della Polizia di Stato, altri della Polizia penitenziaria. Ricorda nell’ingresso due ragazzi feriti, uno perde sangue da un orecchio e sembra abbia le convulsioni, tutti e due hanno evidente bisogno di cure, ma nessuno li soccorre. Un altro ragazzo nel corridoio è picchiato in maniera selvaggia anche con calci, cade per le botte e viene anche trascinato. Un altro manifestante durante l’accompagnamento viene colpito più volte con il casco da uno degli agenti che lo conduce. Ancora nel corridoio vede passare un manifestante con il viso pieno di sangue, uno degli agenti che lo accompagnano lo spinge violentemente nella cella ed un altro lo afferra per la testa e gliela sbatte con forza contro il muro (…). Ad un certo punto è accompagnata nell’ufficio degli atti, dove le vengono mostrati per la firma dei fogli per lei incomprensibili; lei non vuole firmarli perché non ne capisce il contenuto, un agente che è nell’ufficio allora la colpisce violentemente con la mano aperta sulla nuca; ma lei non vuole firmare comunque quei fogli perché non li capisce; allora un altro Poliziotto le mostra la foto dei figli – presente tra i di lei effetti personali – e le dice che se non firma potrebbe anche non rivederli. Dopo la firma la riportano in cella, accompagnandola attraverso il corridoio pieno di agenti posti ai due lati; lo stesso agente che prima, nell’ufficio degli atti, l’aveva colpita alla nuca in pratica la «consegna» quasi alle due ali di Poliziotti che la percuotono, anche con colpi di manganelli sui fianchi, le fanno lo sgambetto e la sbattono da destra a sinistra, la insultano con gli epiteti, quali «comunista» «rossa». (…) Dalla cella nota un agente di Polizia penitenziaria che picchia violentemente un ragazzo appoggiato al muro del corridoio, già ferito alla testa, gli fa anche lo sgambetto cercando di farlo cadere. Poi ogni tanto si avvicina alla cella dove è lei, afferra gli arrestati anche attraverso le sbarre e li picchia a volte anche con il manganello. Questo stesso agente però, nello stesso corridoio, fa il gioviale con le Poliziotte e le corteggia. Vede nel corridoio macchie di sangue e segni di vomito; dalla cella sente urla di dolore e dalle grate sente provenire dall’esterno urla gutturali come versi di animali. Vede persone che per paura di andare in bagno si urinano addosso in cella; vede anche una ragazza, che vomita in cella e la cui testa viene spinta nel vomito. In bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta. Nell’infermeria deve spogliarsi alla presenza di uomini (…); alla sua richiesta di allontanare gli uomini, le dicono in modo rude che deve immediatamente spogliarsi, lei non ci riesce. Allora si innervosiscono imponendole di fare velocemente; un’agente donna getta i suoi vestiti sulla coperta e con i piedi le allarga violentemente le gambe. Viene visitata da un medico donna, che non sembra prestare attenzione ai molti ematomi che ha sul corpo.

Ricorda che nel carcere di Alessandria una ragazza americana di nome Teresa le mostra la sua schiena piena di lividi per le percosse, le dice che le sono stati tagliati i capelli; ricorda anche che di avere visto nel carcere di Alessandria F. Diana, G. Chiara, E.Taline, P. Ester e S. Arianna; tra queste G., E. e P. presentavano evidenti segni di percosse.

 

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Genova 2001 – L’assassinio di Carlo – La sequenza

 

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KOSOVO VERSUS KOSOVO

CASA del POPOLO di SETTIGNANO – VIA SAN ROMANO 1

mercoledi 20 FEBBRAIO ore 21.15

Un viaggio di tre settimane durante le quali due giovani giornalisti hanno avuto l’opportunità di raccogliere le opinioni di alcune tra le personalità più in vista delle due parti in causa (tra i quali il Segretario di Stato Serbo per il Kosovo e l’ex leader delle milizie indipendentiste dell’UÇK), ma soprattutto hanno potuto vivere la quotidianità dei villaggi serbi del Paese. A tredici anni di distanza dalla guerra, le zone abitate dai serbi all’interno del Kosovo indipendente formano un vero e proprio Stato dentro lo Stato. Piccole “enclave” monoetniche sulle quali il governo del Kosovo non ha alcuna autorità. Gli abitanti di queste aree votano sindaci riconosciuti solo da loro stessi, utilizzano una propria moneta, hanno infrastrutture, scuole e ospedali gestiti direttamente da Belgrado. Ma vivono senza libertà di movimento e senza lavoro, evitando di addentrarsi nelle città albanesi per paura di subire aggressioni. Una situazione che ha spinto a lasciare il Kosovo oltre duecentomila serbi. Viaggio attraverso una realtà dimenticata dai media occidentali. regia, riprese e montaggio: Valerio Bassan & Andrea Legni voce fuori campo: Tommaso Caporali musiche originali: Valerio Bassan grafiche: Maddalena Oppici traduzioni: Jelena Urošević progetto grafico: Elena Brenna con il contributo di: : Domenico Palazzi e Jovan Zlatičanin

ore 20 apericena vegetariana/vegan

ore 21.15 breve presentazione del filmato con uno dei registi, Andrea Legni, e successiva proiezione: alla fine sarà possibile una discussione con domande dei presenti

INGRESSO RISERVATO SOCI ARCI

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IL MESE DELLA MEMORIA

CASA DEL POPOLO DI SETTIGNANO VIA SAN ROMANO 1 FIRENZE

CINEMANEMICO – RASSEGNA DI CINEMA POCO VISIBILE……….in collaborazione con IL centro documentazione Carlo Giuliani

Apericinema 20.00

Proiezione film 21.30

IL MESE DELLA MEMORIA

« Quando arriva la conoscenza, arriva anche la memoria » (Gustav Meyrink)

OTTO FILM, OTTO REGISTI, UN’UNICA COLLOCAZIONE STORICA (L’EUROPA NELL’ARCO DI ANNI CHE VA DALL’ASCESA AL POTERE DI HITLER FINO AL PERIODO IMMEDIATAMENTE SUCCESSIVO ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE), UN UNICO FILO CONDUTTORE (LA GUERRA).

IL 27 GENNAIO, DATA DELL’ABBATTIMENTO DEI CANCELLI DI AUSCHWITZ, SI CELEBRA IN ITALIA E NEL MONDO LA GIORNATA DELLA MEMORIA CON COMMEMORAZIONI PERLOPIÙ DEDICATE AL RICORDO DELLA PERSECUZIONE DEI NAZISTI NEI CONFRONTI DEGLI EBREI.

PRENDENDO SPUNTO DA QUESTA DATA, IN GENNAIO ALLA CASA DEL POPOLO DI SETTIGNANO, CINEMANEMICO, IN COLLABORAZIONE CON IL CENTRO DOCUMENTAZIONE CARLO GIULIANI, PROPONE – ATTINGENDO COME DI CONSUETO A OPERE DI QUALITÀ, POCO O PER NIENTE DISTRIBUITE IN ITALIA – UN CICLO DI FILM CHE RACCONTANO ANCHE STORIE DI ROM, DI OMOSESSUALI ,MINORANZE ENTOLINGUISTICHE E DI TUTTI COLORO CHE HANNO SUBITO LE CONSEGUENZE DELLA FOLLIA DELLE GUERRE E DEI TOTALITARISMI. NON SOLTANTO EBREI, QUINDI, E NON SOLTANTO LE RESPONSABILITÀ DELLA GERMANIA DI HITLER, MA ANCHE DELLA FRANCIA, DELL’ITALIA, DELL’URSS, E COSÌ VIA.

IL MESSAGGIO DI QUESTO CICLO POTREBBE APPARIRE SCONTATO: CONOSCERE PER NON DIMENTICARE E NON DIMENTICARE PERCHÉ LA STORIA NON SI RIPETA.

MA NON LO È. QUANTI SONO I POPOLI CHE HANNO SAPUTO TRARRE QUESTO INSEGNAMENTO? DOPO LE ATROCITÀ DEL SECOLO SCORSO, PROSEGUITE IN VARIE MANIERE ANCHE DOPO LA FINE DELLA GUERRA, DOPO TANTA MORTE E DOPO TANTA SOFFERENZA, SI POTREBBE PENSARE “MAI PIÙ”. MA MAI COME ORA UN TALE PENSIERO APPARE IRREALISTICO. “MAI PIÙ”? ANDIAMO IN PALESTINA, ANDIAMO IN UNO DEI TANTI PAESI AFRICANI DILANIATI DA UN CONFLITTO, ANDIAMO IN AFGHANISTAN, ANDIAMO…., ANDIAMO….

E COSÌ, GUARDIAMO QUESTI FILM E RIFLETTIAMO SU COME POTREBBE ESSERE IL NOSTRO MONDO SE SOLTANTO I POPOLI E I LORO GOVERNI SAPESSERO O VOLESSERO TRARRE UN INSEGNAMENTO DALLA STORIA. Buona visione.

Venerdì 4 gennaio KORKORO

(Francese,Romi, subtitle italiano)

Un film di Tony Gatlif , con Marc Lavoine, Marie-Josée Croze e James Thiérrée

Drammatico, durata 111 min. – Francia, 2009

Sabato 5 gennaio

S’APPELAIT SARAH

(Francese, subtitle italiano)

Un film di Gilles Paquet-Brenner. Con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy. Frot, Gisèle Casadesus, Aidan Quinn, Natasha Mashkevich

Drammatico, durata 111 min. – Francia, 2010.

Venerdì 11 gennaio

BENT

(Inglese – subtitle italiano)

Un film di Sean Mathias, con Clive Owen, Lothaire Bluteau, Ian McKellen, Nikolaj Coster-Waldau, Mick Jagger, Brian Webber, Jude Law, Gresby Nash

Drammatico, durata 105 min.. – UK, Giappone 1997

Sabato 12 gennaio

AU REVOIRE LES ENFANTS

(Francese, sutitles italiano)

Un film di Louis Malle. Con Gaspard Manesse, Francine Racette, Raphael Fejito, François Berléand, Irène Jacob.Drammatico, durata 103 min. – Francia ,1987.

Venerdì 18 gennaio

ROZA

(Polacco, subtitle italiano)

Un film di Wojciech Smarzowski, con Marc Lavoine, Marie-Josée Croze and James Thiérrée

Drammatico, durata 90 min. – Polonia 2011

Sabato 19 gennaio

LA RAFLE

(francese- subtitle italiano

Un film di Rose Bosch. Con Jean Reno, Mélanie Laurent, Gad Elmaleh, Raphaëlle Agogué, Hugo Leverdez

Drammatico, durata 115 min. – Francia, Germania, Ungheria, 2010.

Sabato 26 gennaio

IL CIELO CADE

(italiano)

Un film di Andrea Frazzi. con Gianna Giachetti, Isabella Rossellini, Jeroen Krabbe, Barbara Enrichi, Antonio Frazzi.

Drammatico, durata 94 min. – Italia, 2000

INGRESSO GRATUITO SOCI ARCI

WWW.CINEMANEMICO.NET

CINEMANEMICO@YAHOO.IT

 VOLANTINO QUI: MESE DELLA MEMORIA pieg

 

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